“Perché fare un terrario naturalistico in casa? Quali sono i vantaggi? Cosa può regalarci in termini di soddisfazione personale?
Cercherò di spiegarvi i concetti base su come progettare e realizzare un Terrario naturalistico, riportandovi principalmente la mia esperienza personale di creazione arricchita di nozioni generali sull’argomento. Questo è solo un’introduzione al bellissimo mondo dei terrari naturalistici dove esistono moltissime tecniche di creazione e gestione.
Il Terrario naturalistico ha una vastità di spunti per la creazione. Basti pensare generalmente ai diversi tipi di ambienti ricreabili. Terricolo ed arboricolo in primis e da questi ricavare ambienti più specifici. Deserticoli, terricoli, pluviali, paludari ecc. Esso viene creato principalmente per simulare l’habitat di un particolare animale che siamo intenzionati ad allevare. Per osservare i sui comportamenti, le sue reazioni e il suo stile di vita o per portare in casa uno specchio di natura esotica basandosi sulla gestione della flora senza necessariamente introdurvi la fauna, il tutto in un ecosistema auto gestito (sempre controllato dall’uomo ovviamente) con l’inserimento ed utilizzo di animali riciclatori del carico organico ove possibile.
Ovviamente essendo un ambiente su misura non ricreerà mai la vastità nell’ambiente originale ma solo una porzione di esso.
Se il fine è quello di allevare un animale esotico, prima di iniziare bisogna essere sicuri dell’esperienza che si sta iniziando. Un buon punto di partenza è l’informazione.
– che animale mi piacerebbe allevare? Di gruppo o singolo individuo?
– necessita di un terrario sviluppato in orizzontale (terricolo) o in verticale (arboricolo)?
– quali sono le dimensioni idonee del terrario?
– di che accessori necessita?
– di che dieta ha bisogno?
– quali sono le esigenze ambientali che richiede?
ed infine
– POSSO GESTIRE TUTTO QUESTO?
Una volta presa la decisione di continuare concentratevi sui materiali, piante e legni idonei al tipo di terrario e all’animale. (es: per i Correlophus ciliatus sono necessarie piante resistenti principalmente a foglia larga e legni non fini)
La mia esperienza è partita proprio da questo. Ho deciso di allevare individui di Correlophus ciliatus, comunemente chiamati gechi crestati o ciliati. Tra i più semplici da allevare e riprodotti in cattività, non catturati in natura.
Una volta informatomi del terrario che necessitavano ed essermi procurato tutto il necessario per creare un ambiente idoneo per loro e bioattivo mi sono cimentato nella creazione di un Terrario Umido.
Ho optato per creare uno sfondo 3D con l’aiuto della schiuma poliuretana, la classica schiuma espansa che si trova in vari negozi. Vi sono diverse alternative anche a tutto ciò: molti mettono un pannello di sughero compresso o di fibra di cocco o nulla su cui far crescere piante e muschi. Coprite sempre le griglie di areazione durante tutto il procedimento, con ad esempio scotch di carta, per impedire che ci vada sopra la schiuma od altri materiali.
Il procedimento di base è semplice ma prende tempo quindi ho dovuto ottimizzare i tempi.
Puliti i vetri ho usato la schiuma per fissare i legni nella posizione desiderata, preventivamente fermati con dei supporti, calcolando all’incirca la quantità di schiuma in quanto col tempo aumenta di volume ed inserendovi i vasi vuoti delle piante che successivamente vi saranno collocate. La schiuma ci mette minimo 1 giorno per seccare. Nel mentre ho preparato la fibra di cocco mettendo in ammollo in 10 L d’acqua un mattone di tale fibra compressa, la quale successivamente è stata messa al sole a seccare. Con questa fibra ho creato un mix con la classica torba bionda da giardinaggio. Una volta seccata la schiuma l’ho modellata con un coltello e una lama per definire lo sfondo rimuovendo i precedenti supporti per i legni. Ho applicato un considerevole strato di silicone di colore nero (o marrone) sulla superficie e ho aggettato sopra il mix di fibra creato precedentemente al fine di dare un aspetto più naturale all’intero sfondo 3D. Create uno strato che consenta al silicone di seccare e di incollare tale mix. Dopo 2 giorni, ho provveduto a levare la parte eccedente della fibra. A questo punto ho composto il substrato. Qui esistono molte tecniche e materiali come accennato, in base sia alle esigenze dell’animale ospite, che al tipo di terrario. Nel mio caso ho composto uno strato unico di circa 4 cm di torba bionda, in cui vi ho inserito (non è obbligatorio) un osso di seppia grattugiato (o a pezzetti) e sopra tale strato foglie secche di quercia. Sia la torba che le foglie di quercia sono leggermente acide quindi antibatteriche. Un ottimo requisito per contrastare un’eccessiva carica batterica.
A questo punto è bastato inserite le piante scelte nei vasetti ormai fissati nello sfondo 3D, nebulizzare con acqua e accendere le luci collegate a un classico timer elettrico per fornire 10 ore di luce al giorno.
Personalmente ho subito introdotto gli animali ma, come fanno i più esperti, consiglio di lasciare un paio di mesi il terrario senza ospiti in modo tale che le piante si adattino e che tutto il terrario si stabilizzi.
Ma perché l’osso di seppia?
Uno dei miei requisiti era di creare un terrario bioattivo e per fare ciò sono ricorso all’utilizzo di Collemboli, un insetto, ed Onischi, un crostaceo, entrambi reperibili in fiera. Essi svolgono la funzione di spazzini. Riciclano il materiale organico come le feci degli animali, muffe e funghi che potrebbero insorgere in un ambiente umido e caldo. Una volti inseriti in terrario la loro popolazione si autogestisce, riproducendosi ogni estate. Personalmente, con la loro presenza non tocco più il fondo salvo che per reinserire le foglie di quercia che man mano vengono deteriorate e mangiate da tali animali spazzini e pulisco raramente i rami e le foglie dalle feci dei C. ciliatus dato che il terrario è colonizzato da tali spazzini. La loro utilità è ampiamente dimostrata com’è il loro utilizzo nei terrari di questo tipo.
Ricordo che in base al tipo di ambiente da ricreare esistono varie tecniche e materiali. Procedimenti più semplici e più complessi ma tutti devono essere indirizzati verso il benessere dell’animale. Questo è uno spunto iniziale e se vorrete sarò felice di approfondirlo.”
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PhotoCredits: Daniele Romeo
[Daniele]
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