L’uomo – macchina del sesso
Troppo spesso siamo portati a pensare che gli altri animali siano più bravi di noi scimmioni nell’atto riproduttivo, forse perché lo associamo a qualcosa di molto primordiale e selvaggio?
Oggi, attraverso le parole del grande zoologo e primatologo Desmon Morris, vi racconterò qualcosa sulla nostra specie che neanche io conoscevo come segno, addirittura, caratterizzante!
Per prima cosa, c’è da definire l’ipotesi evolutiva che riguarda la perdita della folta pelliccia da parte dei nostri antenati scimmioni. Tra le numerose e interessantissime ipotesi che trovereste nel libro “La scimmia nuda – studio zoologico dell’animale uomo”, ve ne riporto una che ci servirà successivamente per collegarci al punto chiave di questo racconto: l’uomo e il sesso.
L’ipotesi:
L’ipotesi in questione prevede che l’uomo abbia iniziato a perdere il pelo parallelamente ad una necessità sociale maggiore nel formare delle coppie tra uomo e donna solide e stabili per via delle modifiche dello stile di vita, passate da raccoglitori di radici e tuberi a cacciatori della savana.
Ma cosa centra tutto questo?
D. Morris ci trasporta nel mondo dei primi H. sapiens che iniziarono a formare i primi nuclei, i cui maschi potevano allontanarsi anche per molti giorni dal proprio villaggio per via della caccia. Questo comportò diverse e necessarie modifiche fisiologiche e anatomiche, di cui noi oggi ne evidenzieremo solo una: la perdita del pelo.
La formazione di intensi legami tra coppie era dovuta all’abbandono della femmina da parte del maschio per lunghi periodi che non avrebbe potuto tenerla d’occhio! L’aumento della sensibilità del tatto aiutata dalla perdita di pelo, lo sviluppo di zone erotiche sempre più sensibili quali i lobi delle orecchie, il collo ed altri punti estremamente sensibili ed intimi, portarono ad uno spiccato erotismo che non troviamo in nessun altro animale. Basti pensare a come il momento che precede l’atto sessuale in se (la pre-copula) sia estremamente più lungo della successiva fase riproduttiva!
Inoltre, lo stesso amplesso può durare diversi minuti, fino a decine di minuti, cosa che negli altri primati esistenti è lungi dall’essere presente. Addirittura, in alcune specie di macaco, l’eiaculazione del maschio avviene dopo pochi secondi e scaturito giusto da qualche decina di movimenti pelvici (non fate sorrisini maliziosi! Qui si sta parlando della nobile scienza qual è la zoologia!). Il prolungato rapporto sessuale ha portato, così, anche alla possibilità del raggiungimento dell’orgasmo da parte degli individui femminili che, in media, arriva dopo quindici o venti minuti dall’inizio della copula.
Insomma, quello che si può apprendere da questo breve testo è che la nostra specie non dovrebbe più utilizzare frasi fatte del tipo “fare l’amore come un animale” [2] riferendosi a chissà quale belva selvaggia, ma dovrebbe andarsene in giro fiero di poter godere del miglior sesso del regno animale!
[Matteo]
Fonti:
[1] Libro “La scimmia nuda. Studio zoologico sull’animale uomo” di Desmond Morris.
[2] Roberto Mercadini: https://www.youtube.com/watch?v=1D8b6BQ2hqE&t=325s. Il divulgatore scientifico Roberto Mercadini fa un’analisi personale dell’antico romanzo di Gilgamesh finendo nel citare Desmond Morris e concludendo con il divertente concetto che io ho inserito brevemente nell’ultimo paragrafo.
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