Iniziamo dalle basi, dalla tradizione contadina semplice ed dall’amore per la terra rossa salentina. Dal paesaggio bucolico, fatto di onde argentate tra le fronde verdi degli ulivi, che contraddistinguono questi luoghi del sud solitamente ignorati.
Questo idillio nascondeva tanta fragilità: quella vastità pittoresca era composta da alberi tutti simili tra di loro e con tanti, troppi confini di proprietà che spesso erano motivo di litigio. Con queste premesse, nel 2013 si scoprì il peggio: una malattia si stava diffondendo tra i campi con sintomi gravi ed improvvisi. Nelle piante venne trovato un batterio famoso per essere uno spietato assassino: Xylella fastidiosa era ormai sparso per ettari ed ettari, incontrollabile.
La diffidenza
Inizialmente a questa malattia fu dato un nome controverso: “Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo”, che per praticità chiamiamo CoDiRO. Ok, le sigle ed i nomi identificativi sono poco attraenti, ma trovo importante chiarire questo punto per capire fino a dove può spingersi una battaglia, persa in partenza ma portata avanti dalla memoria.
A dare i primi problemi fu il termine “Complesso” che indicava la possibilità che ci fossero delle concause in questa patologia. Non avendo ancora ricerche che chiarissero il ruolo di Xylella e di eventuali funghi o parassiti coinvolti, si preferì non escludere a priori nessuna ipotesi. Ma l’onestà intellettuale di questi scienziati venne malintesa e sfruttata per ogni sorta di complotto.
Si escludeva ed infine si negava la possibilità che questo batterio fosse, anche solo in parte, responsabile della moria incontrollata che si diffondeva nei campi salentini. Si ignoravano le testimonianze provenienti dal continente americano, dal quale questo batterio proviene e nel quale il nostro stesso ceppo si è diffuso tra gli alberi di olivo dell’Argentina e del Brasile.
La diffidenza raccoglieva le menti sconvolte dei salentini. Due parole concentrano tutto il turbamento che va anche oltre ciò che posso esprimere in questo articolo: FRODE XYLELLA.
Schierarsi al fronte
Al dolore nel vedere il proprio territorio seccare, si aggiungeva la necessità di fare qualcosa ed in fretta. Gli espianti culminarono in questo scenario come un abuso, spaccando definitivamente quel fragile equilibrio che si sarebbe dovuto preservare nella crisi generale.
Ci si ritrovò contro un nemico subdolo, che si nascondeva dietro la burocrazia, dietro un nome sconosciuto o presumibilmente inventato per offendere ancora questa terra, ricca ed abbandonata. Si doveva agire ma, senza fiducia e considerazione, si finì per schierarsi su fronti prestabiliti ed ancora in auge: le istituzioni che dall’alto ignoravano le necessità dei cittadini, la scienza che veniva incriminata per la scoperta della malattia, la gente comune abbandonata a subire passivamente la morte lenta di quegli alberi che ogni anno trasformavano la fatica in ricchezza, di generazione in generazione.
Una battaglia di tutti
Così il batterio ebbe vita facile, si trasmetteva silenziosamente ed incontrastato tra i campi salentini, poi pugliesi, fino ad arrivare ai bordi della Basilicata. Oggi che i confini non sembrano poi avere tanto senso, ci si sta impegnando socialmente contro questo nemico comune, la vera causa dell’incalcolabile dolore per la distruzione di una Regione e della sua economia.
La scienza vanta molte ricerche variegate, con l’intento di costruire un bagaglio utile per la collettività, sebbene la strada sia ancora lunga ed oscura. Vengono stanziati fondi per tamponare parzialmente gli enormi danni, che ammontano a più di un miliardo di euro per la Puglia. Gli olivicoltori, dal canto loro, hanno messo a disposizione i loro terreni per sperimentazioni sul campo e si sono uniti in proteste che facessero sentire finalmente la loro voce.
In tutto questo, inoltre, potete trovare anche me, una semplice studentessa universitaria che ama questa terra ed ha vissuto questo dramma sin dagli arbori e che, con l’onestà che impone il mondo scientifico, ha voluto rappresentare in modo diretto e fruibile ai più questo quadro a tinte fosche rappresentando i pensieri e gli umori che inevitabilmente una simile catastrofe ha generato e continua a generare.
Come nasce la morte?
Per chiarire come mai tutta questa storia è così grave da essere irreversibile bisogna immaginare di cercare in un grattacelo, con tanti piani ed uffici, dei post-it gialli per eliminarli tutti! Proprio così, proprio post-it gialli. Immaginate inoltre che possano muoversi autonomamente e moltiplicarsi riempiendo tutte le scrivanie, i cassetti, le stanze e soffocando qualunque sfortunato ci capiti in mezzo ed ecco il film trash horror dell’anno. Gli architetti sono persone bizzarre e sanno preventivare ogni assurda circostanza di sicurezza, ma eliminare dal nulla una cosa così piccola che passerebbe inosservata in un palazzo già arredato ed occupato per giunta in circostanze così assurde è fuori dalle loro competenze. Ma che centra tutto questo?
Xylella è un piccolo batterio che si insinua nei vasi delle piante, fatti di piccole cellette in comunicazione ma frammentate come tante stanze e corridoi, che il piccolo killer finisce per otturare lasciando la pianta a secco, priva della linfa che ne scorrerebbe all’interno. La situazione è anche più complessa di così, ma a grandi linee si può già immaginare quanti grattacapi dia quest’esserino agli scienziati che si sentono in dovere di cercare delle soluzioni a quest’invasione incontrollata. Purtroppo, però, né le loro competenze avanzate, né gli esperimenti noti alla comunità scientifica fino ad ora hanno dato dei risultati definitivi nella lotta a questo batterio. Dunque perché non fermarlo prima?
Sebbene possa strisciare e fare qualcosa di simile ad una passeggiata, Xylella non entra spontaneamente nella pianta ma viene trasportata da taxi (il termine tecnico è “vettori”) che incoscientemente si trovano immischiati in questo traffico clandestino. Infatti anche questi insetti, tra i quali c’è la simpaticissima sputacchina, si nutrono della linfa che scorre negli alberi e finiscono per ingerire anche questo patogeno che si annida nella pianta infetta, per poi saltare su un’altra appetitosa pianta che ormai ha il destino segnato. Incappati per sbaglio in questi illeciti, gli insetti vettori di Xylella sono diventati oggetto di monitoraggi e contrasti nella Regione Puglia, dove è presente un alto rischio di contagio per le tante specie che possono ospitare il batterio assassino. Infatti non si tratta solo di un problema di olivi, ma sono oltre una trentina le piante di cui preoccuparsi.
Basta tutta questa carne sul fuoco o avete ancora fame? Tutto questo è solo un antipasto ed il vostro contributo può essere più importante di quanto crediate. Una grande complicazione in questa storia è l’incoscienza, infatti i problemi non possono che aumentare quando vengono ignorati e si finisce per screditare, confondere, credere a tutto ciò che sembra convincente anche se non è così. Tuttavia, se vi è sembrato semplice leggere quest’articolo, potreste dare un’occhiata alle fonti qui sotto per farvi un’idea personale e più accurata, senza credere per forza a ciò che vi dico. Dopotutto ho parlato di diffidenza e di post-it ed in futuro andrà anche peggio.
Trovate ci siano alcune differenze?
[Derbilia Russo]
Fonti utili:
http://cartografia.sit.puglia.it/doc/informat_agr.pd
http://cartografia.sit.puglia.it/doc/xylella/IA_Martelli_2016.pdf
PhotoCredits: Sjor, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Reference: Cardinale et. al. 2018, Hybridization (FISH) Test to Highlight Colonization of Xylem Vessels by Xylella fastidiosa in Naturally Infected Olive Trees (Olea europaea L.)
Perfectly written articles, Really enjoyed reading.
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