#XYLELLA: MONITORAGGI E MAMMOGRAFIE

I monitoraggi delle piante infette da Xylella sono come le mammografie… cosa centrano?

Bisogna giocare di anticipo con la prevenzione, in entrambi i casi!

Avete mai visto un articolo con scritto “Xylella ritrovata solo nel 2% degli ulivi” oppure “Non c’è epidemia, lo dice la Regione Puglia”? La reazione istintiva è sentirsi presi in giro e disorientati in una situazione caotica in cui si afferma tutto il contrario di tutto. Facciamo un po’ di chiarezza.

Vi sembrerà un paragone azzardato, eppure i monitoraggi delle piante infette da Xylella sono come le mammografie… cosa centrano? Ve lo spiego dopo. Adesso, per capirci qualcosa, cerchiamo di rispondere alle classiche domande chi, come, quando, dove e perché?

Chi? Come? Quando? Dove?

L’ARIF Puglia (Agenzia Regionale per le attivita’ Irrigue e Forestali) ha il compito di capire periodicamente dove è presente e dove no uno dei batteri più insidiosi dell’agricoltura. Ogni anno si fanno i campionamenti nelle zone più a rischio per valutare l’avanzamento dell’epidemia, ma già nello scegliere quale pianta dover analizzare nascono i primi problemi.

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Fig.1 I monitoraggi sono screening utili a prevedere la diffusione di Xylella laddove non dovrebbe esserci, come le mammografie vogliono escludere anomalie nelle donne di una specifica fascia d’età.

Infatti ci vuole anche più di un anno finché Xylella dia sintomi della sua presenza facendo seccare improvvisamente intere sezioni della chioma. Per cui i campioni vengono raccolti non solo da piante che presentano sintomi tipici del disseccamento rapido, ma anche da piante con qualche foglia secca o addirittura senza sintomi. Non si sa mai.

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Fig. 2 Xylella è un piccolissimo batterio che si diffonde in modo caotico nel legno della pianta, fatto di tanti piccoli vasi.
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Fig. 3 Xylella devasta uno dei più bei paesaggi d’Italia ed è ormai alle porte della Piana degli Ulivi Millenari

Trattandosi di un numero elevato di piante, i monitoraggi vengono fatti solo dove necessario: nelle zone limite dove il batterio non dovrebbe diffondersi e per questo va controllato, quindi principalmente nella Zona di Contenimento e nella Zona Indenne. Ad oggi, gli alberi fortemente sintomatici presenti nella provincia di Lecce vengono esclusi perché sono già abbastanza sfigati da avere Xylella, non serve infierire.

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Fig. 4 Tronco secco di ulivo afflitto da Xylella nel Salento: le potature non bastano ad eliminare il batterio.

Per questo motivo le percentuali ottenute saranno basse, intorno all’8%, ma ancora più basse se si considerano le fasce più a Nord, dove si arriva a pochi alberi infetti (meno del 2% dei alberi analizzati) ma che rappresentano un eccezionale pericolo per tutto il territorio.

Per ogni pianta vengono preparati due campioni, etichettati con un codice identificativo, che vengono poi inviati a due laboratori autorizzati per fare controlli specifici per questo patogeno. Un’analisi molecolare attraverso amplificazione ed identificazione del DNA (la tecnica è conosciuta come PCR) o anche un’analisi immunologica con anticorpi più semplice ma meno precisa (il test ELISA).

I risultati vengono poi elaborati e pubblicati sul sito ufficiale Emergenza Xylella, del quale troverete il link sotto l’articolo.

Perché?

Viene lecito chiedersi se sia necessario adoperarsi con tanto impegno per cercare di contenere qualcosa di così sfuggente e poco chiaro. In realtà questa azione di controllo è così importante che dovrebbe essere ancora più efficiente, ma ne parleremo meglio un’altra volta. Per adesso concentriamoci sulle ragioni che spingono decine e decine di persone a cercare un esserino invisibile tra le foglie dei campi pugliesi.

Sebbene i disseccamenti siano un sintomo ambiguo e aspecifico, Xylella è un batterio famoso in tutto il mondo da decenni per provocare questi gravi sintomi creando tantissimi danni all’agricoltura, anche se non era comune ritrovarlo sugli ulivi. Purtroppo si tratta di un batterio con grande variabilità che si è adattato per vivere nel legno delle piante salentine, in particolar modo quello di ulivo, ed ha ricreato qui in Puglia quello che già si vedeva nei vigneti della California o negli agrumeti del Sud America.

Tuttavia maggiori indagini sono d’obbligo, soprattutto in situazioni così critiche, per cui si sono aspettati più dati per essere sicuri che Xylella fosse la causa della malattia. I monitoraggi dell’anno 2015/2016 hanno messo insieme una serie di informazioni utili su oltre 5 mila ulivi. Per ognuno di questi si è proceduto, come detto prima, con analisi molecolari di due laboratori differenti con ricerca di DNA e per quasi tutti sono presenti anche ulteriori analisi immunologiche. In pratica, in ogni campione il rischio di errori si riduce al minimo per un batterio che già è di difficile individuazione.

Cosa si è ottenuto? In 4 ulivi su 5 con sintomi di disseccamento Xylella era presente. Quell’uno su cinque in cui il batterio non si ritrova non è particolarmente rilevante, considerando che si tratta di un sintomo equivoco ed analizzando la natura del batterio: insidioso, si diffonde nelle piccole cellette del legno in modo caotico ed imprevedibile in giro per la pianta. In pratica è come cercare un paio di aghi in un pagliaio.

Per confermare queste evidenze, si sono fatti esperimenti infettando col batterio delle piante in ambiente controllato ed in campo aperto. Se si fosse trattato di un patogeno opportunista o di un innocuo ospite non si sarebbero avuti effetti apprezzabili, invece quasi tutte le piante suscettibili hanno presentato sintomi di disseccamento. A questo punto c’è poco spazio per dubbi e coincidenze.

È inevitabile che un batterio in grado di ridurre ad uno scheletro delle piante così importanti per l’uomo vada controllato affinché non si diffonda sul territorio, ed ecco lo scopo dei monitoraggi.

E le mammografie?

Xylella fastidiosa è un batterio che infetta le piante e non interferisce con la salute umana ma, considerando il pericolo che questo microrganismo rappresenta per le piante, ci si può permettere un paragone con il corpo umano un po’ azzardato ma non per questo irrealistico.

Per fortuna la ricerca sul cancro ha permesso negli anni lo sviluppo di terapie efficaci che consentissero di evitare un epilogo tragico. Per ottimizzare le possibilità di guarigione è importante puntare su una diagnosi tempestiva, per cui si sono create campagne di screening sui soggetti più a rischio e, nel caso del tumore al seno, le donne di una specifica età sono invitate a sottoporsi ad una mammografia per verificarne lo stato di salute per tempo.

Con questo esame si vuole escludere la presenza di una anomalia da approfondire, per cui non sorprende che gli esiti siano per la maggior parte negativi. Questo dato non incide sulla pericolosità della malattia e non va considerato come la frequenza di tumore al seno nella popolazione femminile di ogni età, ovvero come un dato epidemiologico. Quindi, anche se le mammografie danno esito positivo solo in una piccola percentuale, a nessun medico serio passerebbe per la testa di dire che il tumore al seno non è il più frequente tra le donne e che non si tratti di una patologia rischiosa da vigilare. Però è ciò che accade per Xylella negli articoli che smentiscono l’epidemia basandosi sul ritrovamento del 2% di piante infette, usando i dati dei monitoraggi e trascurando il rischio che comporta anche una sola pianta positiva.

Le mammografie ed i monitoraggi sono entrambi screening, però nel caso degli ulivi infetti non sono ancora disponibili dei dati epidemiologici ufficiali della Regione Puglia ma solo stime di associazioni di categoria che parlano di oltre 21 milioni di ulivi infetti. Considerando i costi e l’impiego di risorse necessario per confermare questo enorme numero, forse potremmo anche fidarci delle evidenze ed investire nella ricerca e nella prevenzione.

 

Link ad articolo precedente: https://lifeilfarodeicuriosi.wordpress.com/2019/08/18/rubrica-xylella-quali-sono-i-danni-veri/

FONTI ed APPROFONDIMENTI:

Sito ufficiale della Regione Puglia su Xylella: http://www.emergenzaxylella.it/portal/portale_gestione_agricoltura

Analisi dei dati patogenicità: https://www.researchgate.net/publication/317689305_Xylella_oppure_no

Studio su patogenicità: https://www.nature.com/articles/s41598-017-17957-z

FOTO:

https://www.agi.it/cronaca/allarme_xylella_fastidiosa_europa-5490043/news/2019-05-15/

https://www.wired.it/scienza/ecologia/2016/03/29/prova-xylella-causa-disseccamento-ulivi/

https://jb.asm.org/content/187/16/5560

 

 

 

Autore: Derbilia Russo, Cittadino Salentino

[Derbilia]

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2 risposte a "#XYLELLA: MONITORAGGI E MAMMOGRAFIE"

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