In un paese popoloso come l’Italia venire a contatto con la fauna selvatica è sempre più probabile. Un ottimo modo per affrontare questo tema così delicato è sensibilizzare e riorganizzare le comunità più vicine agli orsi per instaurare un clima di pacifica convivenza uomo-fauna selvatica. Questa è la Bear Smart Community del Genzana
Adagiata in una valle scavata dal fiume Gizio, tra le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Nazionale della Majella, Pettorano sul Gizio è un vero esempio di cosa significhi “comunità a misura d’orso”. Una volta imboccata la strada statale ci si accorge subito di quanta cura è stata messa per segnalare correttamente di rallentare per evitare di investire un animale selvatico. Proseguendo per la stessa strada a fari accesi, si possono udire e vedere in azione i dissuasori che rifrangono la luce dei fari ed emettono un segnale acustico, avvertendo l’animale di un pericolo in avvicinamento. Messo piede in piazza Umberto I, la romantica vista degli Appennini accoglie il visitatore, uno scorcio all’interno della Riserva Naturale Monte Genzana Alto Gizio, in Provincia dell’Aquila, in Abruzzo, casa di uno dei borghi più belli d’Italia.
Nel settembre 2014 un giovane maschio di orso bruno marsicano fu ucciso nei pressi di Pettorano sul Gizio da un residente che aveva perso le sue galline. Grazie a un finanziamento dall’IBA (International Association for Bear Research and Management) dal 2015, con l’installazione di recinzioni elettrificate nell’area del borgo, l’associazione Salviamo l’Orso, in collaborazione con la Riserva Monte Genzana Alto Gizio e Rewilding Apennines, dà vita ad un esperimento sociale e progetto ambientale: la “Comunità a Misura d’Orso del Genzana”. Valore fondante della comunità è prevenire il conflitto uomo-orso attraverso buone pratiche da parte di attività commerciali e dei cittadini.
Fra le diverse azioni di successo per ridurre il contatto con l’orso c’è la rimozione di ogni possibile fonte di attrazione alimentare per l’animale in aree urbane grazie, ad esempio, ai cassonetti “a prova di orso” per la raccolta dell’organico. Questi contenitori possiedono una manopola apribile solo dall’uomo, in modo tale che un animale non possa utilizzare gli scarti alimentari umani come risorsa. Questo porterebbe un notevole squilibrio sia nell’areale dell’orso, che inevitabilmente finirebbe per sovrapporsi con quello dell’uomo, sia nella dieta dell’animale. Questo si abituerebbe a trovare cibo facilmente in prossimità delle abitazioni, modificando il suo comportamento naturale con il rischio di innescare conflitti. .
Fondamentale anche la rimozione del filo spinato, utilizzato decenni fa principalmente per proteggere i piccoli alberi piantati per rendere i versanti montuosi più stabili e anche per circondare appezzamenti e allevamenti. Esposti alle intemperie, i vecchi pali di legno che reggevano le recinzioni marciscono e si degradano, lasciando il filo spinato sul terreno, nascosto dall’erba alta, pericolo per qualsiasi animale selvatico passi di lì. Volontari da tutto il mondo si affacciano sulla realtà di questo piccolo borgo grazie alla rete internazionale, costruita negli anni prima da Salviamo l’Orso e poi anche da Rewilding Apennines, e ogni anno contribuiscono alla rimozione di rifiuti in prossimità delle strade che potrebbero attrarre pericolosamente la fauna selvatica e alla potatura di frutteti abbandonati per accrescere le risorse alimentari per l’orso in montagna.
Uno dei requisiti più importanti per definirsi “Comunità a Misura d’Orso”, è la sensibilizzazione dei cittadini alla pacifica convivenza con questo animale. Oltre ai numerosi seminari ed eventi, Salviamo l’Orso ha pubblicato e distribuito un manualetto di buone pratiche, con consigli che vanno dal non lasciare la spazzatura fuori, fino alla raccolta dei frutti del proprio giardino prima che siano maturi, per evitare di attrarre gli orsi nel centro abitato.
Gli effetti di tali misure hanno avuto un riscontro importante. Le incursioni dell’orso sono diminuite del 73% nel 2015, del 89% nel 2016 e del 98% nel 2017. È stato registrato anche un cambio delle abitudini alimentari degli orsi, che sono tornati all’ambiente selvatico o si sono spostati in aree non protette dalle recinzioni elettrificate. Il numero delle incursioni è tornato a salire lievemente nel 2018 e 2019 rispetto al 2017, con una diminuzione del danno rispettivamente del 77% e dell’83%, perché gli orsi hanno danneggiato alcuni piccoli allevamenti che i proprietari non avevano ancora protetto. In ogni caso l’esperienza accumulata fino ad ora risulta essere un successo.
Modificare la cultura di una comunità è un processo che richiede tempo, ma Pettorano sul Gizio ha ampiamente dimostrato che notevoli miglioramenti possono essere osservati molto presto se si lavora insieme per un obiettivo comune.
Bellissimo posto grazie di averlo condiviso!☺️
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Grazie mille a te! 🙂
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