Le femmine di giraffa passano il 30% della loro vita in uno stato post-riproduttivo, un indicatore che suggerisce che questi individui possono avere un ruolo rilevante nelle cure parentali dei piccoli del gruppo a cui appartengono
Uno studio pubblicato sulla rivista Mammal Review da un gruppo di ricercatori della Bristol’s School of Biological Sciences ha rivelato come le giraffe abbiano interazioni sociali più complesse di quanto si possa immaginare.
Questi grandi mammiferi africani non hanno mai ricevuto particolari attenzioni da parte dei ricercatori per quanto riguarda le ricerche sulla loro struttura sociale. Si riteneva, infatti, non avessero gruppi con gerarchie complesse, perlomeno non quanto altri mammiferi della savana africana come elefanti e iene. Eppure questi animali sono fra i più iconici fra i grandi mammiferi, con un solo genere monospecifico esistente, Giraffa camelopardalis.
Gli studi di Zoe Muller riportano come le giraffe femmina passino circa il 30% della loro vita in uno stato post-riproduttivo. La maggior parte degli animali che presentano percentuali di tempo così alte, come elefanti e orche, che passano rispettivamente il 23% e il 35% della loro vita in uno stato post-riproduttivo, possiedono gruppi sociali complessi, con le femmine in menopausa che partecipano alle cure dei piccoli delle femmine del gruppo a cui appartengono. I ricercatori proporrebbero un modello sociale simile anche per le giraffe, chiamato “ipotesi della nonna”. Nei gruppi sociali in cui le femmine partecipano alle cure parentali di altri piccoli (incluso l’uomo) il tasso di sopravvivenza della prole è più alto, un vantaggio adattativo non da poco in un ambiente ostile come la savana africana. Chissà quali altri segreti ci riservano le giraffe, animali che non smettono mai di sorprenderci.
Immagine in evidenza: Stefan Krause, Germany, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons