Un gruppo di ricercatori ha scoperto come fanno a sopperire alla mancanza di cibo i pica dell’altopiano, una strategia che lascia qualche dubbio sul gusto ma che probabilmente ripaga
Negli aridi e ventosi altipiani tibetani vive una specie di lagomorfi, il pica dell’altopiano (Ochotona curzoniae). Le temperature invernali sono molto ostili per i pica, infatti si raggiungono facilmente i meno 30 gradi Celsius, rendendo secca e sfibrata l’erba di cui si nutrono. In queste condizioni potrebbe sembrare il momento perfetto per entrare in letargo e svegliarsi che è già primavera. Oppure, come fanno i cugini, i pica americani (Ochotona princeps), rinchiudersi al caldo nelle proprie tane e sgranocchiare le riserve di erba raccolte durante l’estate.
Ma i pica dell’altopiano no, non vanno né in letargo né si rinchiudono nelle tane. Loro sfidano le temperature. Tutto ciò ha suscitato un forte interesse negli scienziati e ricercatori, che si sono chiesti come facciano a sopravvivere a queste rigide temperature ma soprattutto in mancanza di cibo. Jhon Speakman –ecofisiologo dell’Università di Aberdeen – che si occupa della relazione tra l’ambiente e come funziona il corpo dell’animale, insieme al suo team ha cercato di risolvere questo mistero. Hanno misurato la quantità di energia consumata da 156 pica differenti, sia in estate che in inverno. Allo stesso tempo in 27 pica sono stati impiantati dei sensori di temperatura. I sorprendenti risultati dello studio sono apparsi sulla rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences.
Solitamente, in inverno, gli animali che non vanno in letargo si riscaldano consumando molta più energia rispetto all’estate. I pica fanno al contrario, in media consumano il 29.7% in meno di energia al giorno, diminuendo di qualche grado la loro temperatura di notte e diminuendo le attività giornaliere. Stranamente, dalle osservazioni è emerso che più yak (Bos grunniens) sono presenti in luogo più il numero di pika aumenta, inoltre, questi pica sono ancora meno attivi degli altri. Da qui la scoperta: i pica si nutrono di feci di yak. I ricercatori hanno filmato direttamente i pica che mangiavano lo sterco, hanno ritrovato dei resti di feci all’interno delle tane e inoltre hanno anche fatto delle analisi al DNA dello stomaco di diversi pica, confermando che è un pasto comune.
In molti animali, tra cui anche conigli e pica, la coprofagia è abbastanza comune. Questo consumo di feci, può aiutare gli animali ad assorbire i nutrimenti che prima non sono stati in grado di digerire, però consumare le feci di altre specie è una pratica rara. Mangiare lo sterco può portare malattie. Tuttavia, lo sterco di yak potrebbe essere un pasto abbondante e facilmente digeribile per i pica, che in quelle condizioni faticano a trovare altro cibo. Trovarsi in un ambiente pieno di yak, quindi pieno di feci di yak, riduce notevolmente il tempo che i pica dovrebbero trascorrere al freddo. Bisogna vedere se questo “cibo” porti degli svantaggi ma, tutto sommato, non essere troppo esigenti aiuta.
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Fonte: SPEAKMAN, John R., et al. Surviving winter on the Qinghai-Tibetan Plateau: Pikas suppress energy demands and exploit yak feces to survive winter. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2021, 118.30.