Un gruppo di scienziati ed esperti di squali ha analizzato le informazioni che venivano trasmesse durante la Shark Week, ponendo forti dubbi sulla veridicità delle affermazioni
Quando si guarda un documentario sugli squali la musica è inquietante, l’ansia sale sempre di più. Il narratore ha un tono molto cupo e spaventoso. Dietro l’angolo c’è sempre qualcosa di brutto che sta per accadere. Questo è il clima che si ha soprattutto durante la “Shark Week” un programma che va in onda una settimana all’anno, nel periodo estivo sui canali della tv via cavo.
Tutta questa tensione ha scatenato le furie degli scienziati, in particolare Lisa Whitenack, una biologa ed esperta di squali dell’Allegheny College in Pennsylvania, decisamente contraria a tutto questo allarmismo, affermando che: “è più probabile essere colpiti da un fulmine che venire attaccati da uno squalo“. Nondimeno ogni anno muoiono molte più persone a causa dei fuochi artificiali che per opera di attacchi di squalo.
L’oceano è la casa dello squalo, il suo habitat, e finché non vengono provocati questi lasciano le persone in pace. Per questo motivo lei ed altri scienziati si sono preoccupati che la “Shark Week” ed i programmi ad essa collegati non rappresentassero in maniera corretta gli squali e la loro natura. Inoltre, hanno sospettato che durante la “Shark Week” gli episodi non contenessero molta scienza “vera” e che non tenessero conto della diversità dei ricercatori impegnati in tutto il mondo per la salvaguardia e lo studio di questi animali. Quindi hanno approfondito e raccolto dati osservando tutti gli episodi del programma.
La squadra ha analizzato 201 episodi, da 40 minuti ciascuno, osservando con attenzione quali specie di squali venivano mostrate, chi parlava, cosa diceva e molto altro. Inoltre, è stato osservato il tipo di ricerca che veniva rappresentato durante lo show.
I ricercatori hanno esposto i loro risultati durante l’American Elasmobranch Society Annual Meeting, affermando che nella “Shark Week” la maggior parte dei messaggi che passano sono confusionari. Più della metà degli spettacoli ha offerto delle immagini sia positive che negative sugli squali, e in alcuni casi, certi messaggi trasmessi, risultavano errati o esagerati. Tutto ciò provoca paura allo spettatore. Un esempio lampante è l’episodio che parla del possibile incontro con uno squalo preistorico, tutto l’episodio si basava sulla finzione di questo impossibile evento, tuttavia molti spettatori non hanno colto il messaggio, ovvero che fosse una messa in scena dello spettacolo, pensando che questa creatura fosse ancora viva nei nostri mari.
Alcune persone che sono intervenute non erano scienziati e il più delle volte erano maschi bianchi, discriminando il resto delle persone che, in tutto il mondo, studiano gli squali attivamente ogni giorno. Un altro punto su cui si sono soffermati i ricercatori è l’incoerenza dei produttori, i quali affermano di fornire indicazioni chiare sulla protezione e conservazione degli squali. Tuttavia, solamente in sei episodi è stato fornito allo spettatore un modo per aiutare la conservazione di queste specie, molte delle quali sono in via di estinzione e la conservazione è fondamentale per proteggerli. Per questo motivo bisogna migliorare la qualità delle informazioni che vengono fornite nei programmi televisivi. Ciò nonostante, lo spettatore dovrebbe porsi delle domande, così come fanno gli scienziati, e non prendere come verità assoluta tutto ciò che viene detto in tv.
Immagine in evidenza https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Great_white_shark.jpg
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