Dei ricercatori hanno monitorato l’attività di alcuni carnivori nel Borneo scoprendo che le specie potrebbero essere attive in diversi momenti della giornata per evitare la competizione
Evitare di competere per le stesse risorse è fondamentale per sopravvivere: evitare il blocco del traffico la mattina presto, evitare i treni affollati negli orari di punta, evitare di non trovare più la pizza alla mensa universitaria perché arrivati troppo tardi. Questi solo alcuni esempi dell’applicazione di questa regola sull’uomo. Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports da alcuni ricercatori dell’università di Hiroshima, dei carnivori dello Stato malese di Sabah potrebbero usare la stessa strategia per evitare gli altri carnivori che competono con loro.
Il Sabah è uno Stato situato all’estremità nord del Borneo, la terza isola più grande al mondo per estensione. Per via della sua vicinanza all’equatore ha un clima caldo-umido tutto l’anno che permette all’isola una ricchezza in biodiversità invidiabile: foreste pluviali, unico habitat dell’orangutan, insieme a specie endemiche come l’elefante del Borneo, il rinoceronte del Borneo, l’orso malese, il babirussa e il leopardo nebuloso del Borneo. Sabah è anche conosciuta come: “la terra sotto il vento”, per via dei numerosi fenomeni monsonici che interessano la zona.
In questa cornice ambientale, gli scienziati hanno piazzato 73 fototrappole in tre punti dell’isola per monitorare, nell’arco di sei anni, l’attività di diversi carnivori. Ciò che hanno scoperto è che alcuni degli animali più strettamente imparentati dimostrano una netta attività temporale diversa, tra cui due gatti selvatici, uno dei quali era notturno mentre l’altro preferiva il giorno. Oltre a questi, altre sei specie hanno dimostrato di avere attività giornaliere influenzate dalla presenza degli altri carnivori, come, per esempio, le civette.
Con civette non si intendono i rapaci notturni, comuni anche in Italia, ma carnivori che appartengono alla famiglia dei viverridi, di cui fanno parte anche genette, zibetti, linsanghi e il binturong. In particolar modo la ricerca fa riferimento alla civetta delle palme, distribuita nel subcontinente indiano, in Indocina, Cina meridionale, Indonesia e Filippine. Questi fanno parte del genere Paradoxurus, animali con il corpo è lungo e snello, le gambe corte, la coda è lunga quasi quanto la testa. Questa è larga, con il muso appuntito e il naso attraversato da un solco profondo che separa le narici. Le orecchie, invece, sono grandi e arrotondate.
I ricercatori hanno scoperto, inoltre, che il turismo potrebbe avere un impatto importante sui comportamenti di questi mammiferi. Durante il periodo di studio, infatti, sono state condotte attività turistiche di giorno in tutti i siti di studio e, in uno di questi, di notte. Le civette delle palme, citate precedentemente, presentavano due picchi di attività temporale principalmente notturna, ma la stessa specie nel sito con il turismo notturno, aveva movimenti temporali poco chiari e ritardati, probabilmente alterati dall’attività dell’uomo.
“I potenziali benefici dell’ecoturismo possono includere ridotte minacce alla fauna selvatica ” afferma Nakabayashi, ricercatore a capo dello studio. L’ecoturismo può portare benefici significativi, come il reddito alternativo che incentiva le comunità locali e i politici a proteggere le specie nelle aree di interesse, ma, nonostante ciò, “i nostri risultati indicano che il modello di attività temporale di una specie potrebbe essere direttamente influenzata dall’attività turistica – prosegue Nakabayashi – l’effetto del turismo sul comportamento degli animali dovrebbe essere valutato, anche se si tratta di ecoturismo“.
Immagine in evidenza: ßlåçk Pærl, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons