Proteine simili ad anticorpi derivate dal sistema immunitario degli squali non sono una nuova cura per la pandemia, ma potrebbero aiutare a prepararsi per future epidemie di coronavirus
Questo è il meta-clickbait: fare chiarezza su un titolo con false informazioni mettendo lo stesso titolo in bella vista, un trucco utile se lavori con articoli online e scrittura SEO. In ogni caso oggi facciamo chiarezza su una scoperta interessante pubblicata lo scorso dicembre dall’Università del Wisconsin-Madison.
Lo studio ha scoperto delle piccole proteine simili ad anticorpi nel sistema immunitario degli squali, le VNARS, in grado di neutralizzare WIV1-Cov, un coronavirus che potenzialmente potrebbe infettare l’uomo ma che attualmente circola solo nei pipistrelli, storia simile a quella del SARS-Cov-2. I coronavirus, infatti, sono molti e alcuni sono pronti per fare il salto da animale a uomo, come molti altri virus.
I ricercatori hanno testato le VNAR di squalo sia contro la SARS-Cov-2 infettivo, che contro una versione del virus inattivato. Sono state identificate tre VNAR che hanno impedito al virus di infettare le cellule umane. Le tre VNAR erano efficaci anche contro la SARS-Cov-1, che ha causato la prima epidemia di SARS nel 2003. In particolar modo, una VNAR chiamata 3B4, si attacca fortemente a una proteina virale nel sito dove il virus si lega alle cellule umane, bloccando questo processo. Questo sito è geneticamente molto simile tra i vari coronavirus e ha permesso a 3B4 di neutralizzare efficacemente il virus MERS, un lontano cugino dei virus SARS.
La capacità di legare tali regioni conservate attraverso diversi coronavirus rende 3B4 un candidato perfetto per combattere questi virus che devono ancora effettuare il passaggio da animale a uomo. Inoltre, il sito citato in precedenza dove si lega 3B4, non è stato modificato in importanti varianti di SARS-Cov-2, come la variante delta. Questa ricerca è stata condotta prima che la variante Omicron fosse scoperta, ma i modelli iniziali suggeriscono che le VNAR sarebbero efficaci anche contro questa nuova variante.
Questo significa che è stata trovata una nuova cura? E perché c’è ancora bisogno di trovare nuove terapie?
No, ci vorrà tempo prima che le VNAR possano essere disponibili come trattamento per l’uomo, ma ricerche come questa possono aiutare a prepararsi per future epidemie di coronavirus. Inoltre, alcune persone, come quelle con sistemi immunitari compromessi, non rispondono bene alla vaccinazione e potrebbero beneficiare di altri trattamenti, il che rende lo sviluppo di nuove terapie una priorità continua.
Immagine in evidenza: Pete Kontakos, CC BY 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by/2.0, via Wikimedia Commons