Un recente studio ha messo in luce il grave problema dell’avvelenamento da piombo nelle aquile
Agli americani si sa, piacciono le armi. Dei bei grossi fucili da maschio alfa. Tuttavia, durante la stagione invernale si ripete un triste scenario. I cacciatori vanno belli tranquilli a caccia di alci e cervi, e poi le aquile si mangiano i resti. Purtroppo, questo è un pasto che potrebbe essere mortale per le aquile, i ricercatori hanno infatti scoperto alti tassi di avvelenamento da piombo nelle due aquile più comuni degli Stati Uniti, l’Aquila di mare testabianca (Haliaeetus leucocephalus) e l’Aquila reale (Aquila chrysaetos).
Nel recente studio pubblicato su Science, i ricercatori hanno analizzato dati dal 2010 al 2018, ipotizzando che l’avvelenamento delle aquile è dovuto al fatto che ingeriscono frammenti di proiettile, presenti nelle carcasse che lasciano i cacciatori. Todd Katzner, biologo e co-autore dello studio, ha affermato che: “ogni volta che un proiettile colpisce un cervo, si frammenta in moltissimi pezzi più piccoli. Basta anche un piccolo frammento, anche grosso come la punta di uno spillo, per uccidere un’aquila”.
Per fare questa scoperta sono stati analizzati il sangue, le ossa, il fegato e le piume di oltre 1200 aquile in 38 stati degli Stati Uniti. Il dato spaventoso è che il 47% delle aquile testabianca e il 46% delle aquile reali presentavano segni di avvelenamento cronico da piombo. Che significa? Gli uccelli con una esposizione cronica o ripetuta al piombo possono sviluppare problemi come debolezza durante il volo, convulsioni o addirittura paralisi. Non solo, il problema più grosso dell’avvelenamento da piombo è la minaccia alla crescita della specie. È stata fatta una stima: la crescita della popolazione di aquila testabianca è diminuita del 4% mentre dell’1%, quella dell’aquila reale. Potrebbero sembrare dei valori pochi significativi, ma su un periodo di vent’anni si parla di migliaia di aquile.
Per fortuna nessuna delle due specie è a rischio ma, al contrario, presentano una popolazione molto numerosa. I ricercatori avevano a disposizione moltissimi dati. Capita molto spesso che le aquile finiscano nei centri di recupero fauna, poiché ferite. Vengono così curate e, molte volte, sottoposte a radiografie con le quali è stato possibile dimostrare la presenza di piombo nel tratto digestivo. Raccogliendo i dati dall’Alaska alla Florida, dal Maine alla California, è stato possibile stimare quanto fosse espanso questo problema.
È stato anche osservato che le aquile adulte avevano molte più probabilità di essere avvelenate croniche rispetto ai giovani. Inoltre, hanno anche osservato numerose aquile con avvelenamenti acuti, che a differenza di quelli cronici, sono esposizioni di breve periodo ad alti tassi di piombo. Non è stato però osservato se queste aquile sono sopravvissute, ma bisogna sottolineare che l’avvelenamento acuto può portare alla morte ancora prima che si sviluppino i sintomi. Questo tipo di avvelenamento era più frequente durante l’inverno, poiché, non avendo le solite riserve di cibo come pesci, scoiattoli e conigli dovevano cambiare le loro abitudini alimentari, cercando anche le carcasse. Nello studio i dati hanno mostrato che la percentuale di aquile con avvelenamento acuto è del 33% per le testabianca e del 35% per le reali.
Quello che i ricercatori sperano che si cambi è la tipologia di proiettile evitando i proiettili al piombo dannosissimi per gli animali. Una nota “positiva” è che in alcuni stati come la California, il dipartimento di caccia e pesca, ha già obbligato i cacciatori ad utilizzare proiettili di rame al posto di quelli in piombo.
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