Un nuovo studio pubblicato su American Journal of Biological Anthropology potrebbe aver trovato un possibile modello per comprendere l’evoluzione dei peli.
I peli sono una caratteristica importante della diversità e dell’evoluzione dei primati, compreso anche l’uomo. I peli, oltre a fare la fortuna delle estetiste, svolgono diverse funzioni legate soprattutto alla termoregolazione, alla protezione, al camuffamento e come segnale. Tuttavia, l’evoluzione vera e propria dei peli dei primati selvatici, fino ad ora era stata poco studiata. Per questo motivo, un gruppo di ricercatori del Primate Genomics Lab della Georgia Washington University, hanno esaminato i fattori principali che determinano la variazione dei peli in una popolazione selvatica di Indridi, una famiglia di lemuri. (Di indri ne avevamo già parlato qui)
I ricercatori hanno voluto osservare i diversi fattori che impattano sull’evoluzione dei peli, come ad esempio il clima, le dimensioni corporee e la visione dei colori. Hanno trovato diversi aspetti evolutivi. I lemuri sifaka del Madagascar hanno peli più densi in ambienti asciutti e aperti. Questo è legato al fatto che i peli aiutano i lemuri a proteggersi dai forti raggi del sole, come accadeva per i primi esseri umani. Nelle regioni più fredde hanno osservato dei peli molto più scuri. Rifacendosi alla regola di Bogert, che afferma che i colori scuri possono aiutare con la termoregolazione, i peli scuri possono assorbire il calore dai raggi solari. Inoltre, esistono molteplici pressioni evolutive che possono agire su un tratto, molto variabile tra le specie.
“L’evoluzione dei peli nell’uomo rimane un mistero, poiché non fossilizzano” ha affermato Elizabeth Tabanes, autrice dell’articolo e studiosa presso l’Università di San Diego. “I lemuri che abbiamo studiato mostrano una postura eretta come gli esseri umani, in più vivono in ecosistemi molto simili a quelli dei primi uomini. Questi risultati potrebbero aprire una finestra sull’evoluzione dei peli nell’uomo”, ha continuato Tabanes.
La comprensione dei modelli di peli presenti in primati non umani potrebbe fornire un nuovo contesto comparativo, per capire come si sono verificate le variazioni nei peli umani. I ricercatori hanno poi aggiunto che il lavoro futuro dovrebbe concentrarsi su campioni e su scale geografiche o filogenetiche più piccole, a livello di genere. Per riuscire ad avere più modelli per la comprensione dell’evoluzione dei peli umani.
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