Una nuova prova che l’essere umano è una forza che guida l’evoluzione

Gli esseri umani rimodellano gli ambienti in cui vivono, con le città che sono tra gli ambienti più profondamente trasformati sulla Terra

L’uomo è responsabile della maggior parte dei cambiamenti ecosistemici. Gli organismi che entrano a contatto con l’uomo, dunque, devono sostenere una pressione tale da dover cambiare abitudini, comportamenti, metodi di foraggiamento e molto altro. Le città, in particolar modo svolgono un ruolo fondamentale in questo cambiamento, ma sarà vero in tutto il mondo?

Sappiamo da tempo che abbiamo cambiato le città in modi piuttosto profondi e abbiamo alterato drammaticamente l’ambiente e gli ecosistemi, ma abbiamo appena dimostrato che questo accade, spesso in modi simili, su scala globale, afferma James Santangelo, dottorando in biologia dell’ Università di Toronto Mississauga (UTM) e co-autore di uno studio pubblicato su Science. A cosa si riferisce James? E di cosa parla lo studio in particolare?

Lo studio al quale facciamo riferimento è stato pubblicato il 17 marzo ed è stato condotto dai biologi evoluzionisti dell’UTM. Lo studio si interroga se si è verificata un’evoluzione parallela in alcune piante presenti nelle città di tutto il mondo, i trifogli bianchi (Trifolium repens). In particolar modo, il Global Urban Evolution Project (GLUE), questo il nome del progetto,  ha analizzato i dati raccolti da 287 scienziati in 160 città in 26 paesi, che hanno campionato la pianta di trifoglio bianco nelle loro città e nelle aree rurali vicine.

Il trifoglio bianco è una delle piante più famose al mondo, oramai sub cosmopolita, ovvero presente in quasi tutto il mondo. È nativa del continente europeo, del Nordafrica e dell’Asia occidentale ed è stata ampiamente introdotta in tutto il mondo come coltivazione da pascolo. Oggi è molto comune anche nelle aree erbose di Nord America e Nuova Zelanda. È una pianta molto visitata dalle api per il polline ed il nettare,  componente fondamentale della maggior parte dei mieli millefiori italiani.

Ciò che è stato scoperto è la prova più evidente che gli esseri umani in generale, e le città in particolare, sono una forza dominante che guida l’evoluzione della vita a livello globale. Lo studio ha coinvolto città da tutto il mondo come Toronto, Tokyo, Melbourne e Monaco di Baviera. In tutti questi luoghi, così distanti fra loro, sembra che il trifoglio bianco si stia spesso evolvendo in risposta diretta ai cambiamenti ambientali che avvengono negli ambienti urbani.

Lo studio del GLUE illustra che le condizioni ambientali nelle città tendono ad essere più simili l’una all’altra rispetto a quelle degli habitat rurali vicini. Questo significa che una pianta di trifoglio bianco al centro di Toronto è più paragonabile ad uno raccolto al centro di Tokyo, rispetto a quelli presenti nei terreni agricoli e nelle foreste che circondano le due città.

Le fondamenta di queste affermazioni risiedono sull’identificazione delle basi genetiche di tale adattamento e i driver ambientali dell’evoluzione. Il trifoglio bianco produce l’acido cianidrico sia come meccanismo di difesa contro gli erbivori, che per aumentarne la tolleranza allo stress idrico. I ricercatori del GLUE hanno scoperto che il trifoglio che cresce nelle città in genere ne produce meno rispetto al trifoglio nelle aree rurali limitrofe e questo vale per le città di vari climi, e le implicazioni vanno ben oltre la singola pianta di trifoglio bianco poiché futuri studi potrebbero confermare che altre specie presentano la stessa risposta alla pressione umana su scala globale.

Infatti, ora che è chiaro che gli esseri umani stanno guidando l’evoluzione nelle città di tutto il pianeta, le informazioni possono essere utilizzate per iniziare a sviluppare strategie per conservare meglio le specie rare e consentire loro di adattarsi agli ambienti urbani”, afferma Johnson, primo autore della ricerca “può anche aiutarci a capire meglio come evitare che parassiti e malattie indesiderate si adattino agli ambienti umani”.

Immagine in evidenza: Alvesgaspar, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

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