La Carpa di Prussia, una delle specie ittiche invasive di maggior successo in Europa, ha compiuto un grande passo al livello evolutivo sviluppando un’efficientissima tecnica per riprodursi
In natura esistono moltissime specie differenti che offrono esempi di socialità. Vi sono, infatti, animali che vivono in branchi, altri che costituiscono delle colonie e addirittura coppie che restano insieme per tutta la vita. La Carpa di Prussia (Carassius gibelio), però, non condivide questo stile di vita. Questo pesce infatti, a differenza dei suoi simili, si riproduce per via asessuata evitando così di sprecare tempo ed energia nella ricerca di un compagno.
Tramite uno studio condotto da Dunja Lamatsch del Dipartimento di ricerca per la limnologia dell’Università di Innsbruck in Austria, pubblicato sulla rivista Nature Communications, adesso è possibile comprendere meglio il meccanismo di riproduzione di questa specie poiché il suo genoma è stato completamente decodificato.
La Carpa di Prussia è un pesce d’acqua dolce originario dell’Asia, nonché un delle specie più invasive in Europa. Predilige acque dolci lente e ricche di vegetazione, soprattutto canali, laghi e paludi ed è in grado di sopportare temperature elevate ed acque scarsamente ossigenate.
La sua particolarità risiede nel modo in cui si riproduce: le femmine di questa specie si mescolano a branchi di carassi, depongono le uova e lasciano che quest’ultime vengano fecondate dai maschi. Il materiale genetico maschile stimola la suddivisione dell’ovulo della Carpa di Prussia facendo sì che tutta la prole prodotta dia vita a dei cloni femminili della femmina deponente le uova.
Questo processo è detto partenogenesi. La maggior parte degli individui costituenti le popolazioni di questa specie, infatti, sono di sesso femminile. I maschi sono molto rari da individuare. Come mai questo tipo di riproduzione è così efficace?
Questa tipologia di riproduzione offre un ulteriore vantaggio: “La riproduzione unisessuale o puramente femminile consente una rapida colonizzazione di nuovi habitat e offre alle specie invasive un grande vantaggio rispetto ai loro concorrenti originali”, spiega Dunja Lamatsch del Dipartimento di ricerca per la limnologia dell’Università di Innsbruck, con sede a Mondsee, in Austria.
Tramite lo studio del genoma cosa è stato scoperto?
Si è visto che questa specie presenta sei serie di cromosomi formatesi da incroci con pesci strettamente imparentati e non. “Presumibilmente, a un certo punto durante questi incroci, si sono verificati problemi nella formazione dei gameti. Questo potrebbe essere uno dei fattori scatenanti della riproduzione unisessuale“, spiega Lamatsch.
Da questo studio si può dedurre che quest’animale per evitare l’estinzione causata da eventuali problemi genetici possibilmente invalidanti al livello riproduttivo, ha ricorso alla partenogenesi.
Questo è un ennesimo esempio di come gli esseri viventi siano in grado di adattarsi e rimodellarsi in base a quelli che sono i cambiamenti sia esterni che interni che portano loro delle modifiche.
Immagine in evidenza: George Chernilevsky, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons