Dighe fluviali: la nuova minaccia per gli ornitorinchi

Un nuovo studio ha dimostrato che le grandi dighe rappresentano delle vere e proprie barriere per questi animali poiché impediscono loro di spostarsi causando, così, una differenziazione genetica tra gli esemplari

L’ornitorinco (Ornithorhynchus anatinus) è forse uno degli animali più bizzarri esistenti sul nostro pianeta. Questo mammifero, endemico della parte orientale dell’Australia, sembra essere un incrocio tra un castoro e una papera. In effetti, è un animale con caratteristiche particolari e intermedie tra mammiferi e rettili: possiede la pelliccia, ma depone le uova; allatta i cuccioli tramite le ghiandole mammarie, ma ha una sola apertura fisica, ovvero la cloaca, che viene usata sia per l’escrezione sia per la riproduzione. Non è finita qui, infatti sono capaci di rilevare la presenza di prede attraverso 40 mila elettrorecettori che si trovano nel becco e i maschi possiedono uno sperone velenoso. Siamo di fronte ad un animale unico nel suo genere.

Purtroppo gli ornitorinchi sono una specie minacciata in alcuni stati australiani e la loro conservazione è fonte di preoccupazione a causa del noto declino delle loro popolazioni. Da cosa dipende questo calo demografico?

È stato condotto uno studio relativo alla composizione genetica degli ornitorinchi presenti nei fiumi sia a flusso libero sia interrotti da grandi dighe nel Nuovo Galles del Sud. È emerso che le dighe sono di intralcio agli esemplari di questa specie, infatti si evince una maggiore differenziazione genetica tra ornitorinchi nei fiumi separati dalle dighe piuttosto che in quelli dove quest’ultime sono assenti. “Abbiamo estratto il DNA dal sangue raccolto dai nostri ricercatori della Platypus Conservation Initiative presso l’UNSW. Utilizzando migliaia di marcatori molecolari, siamo stati in grado di identificare un segnale forte che indica che la differenziazione genetica è aumentata rapidamente tra gli ornitorinchi che vivono tra un lato e l’atro delle grandi dighe“, ha detto l’autore principale Dr Luis Mijangos, un ex dottorando UNSW. Potrebbe sembrare un risultato positivo, ma non è così. Il fatto che vi sia differenziamento genico dimostra come gli individui presenti nei fiumi interrotti da dighe non siano in grado di aggirare quest’ultime, quindi si dividono in due gruppi: un gruppo che racchiude gli esemplari presenti da un lato della diga e un altro che comprende quelli presenti dal lato opposto.

Come mai questa condizione è così grave?

Una barriera artificiale di tali dimensioni, nel momento in cui impedisce a questa specie di compiere degli spostamenti da una parte all’altra del fiume, ne limita il flusso genico, una delle principali forze alla base dei processi evolutivi che producono cambiamenti nelle frequenze geniche permettendo alle specie di non essere vulnerabili contro potenziali minacce. Con la diminuzione del flusso genico, infatti, aumentano i casi di consanguineità e vi è maggior perdita di variazione genetica adattativa. Condizioni del genere portano ad una mancata dispersione della specie in aree con condizioni vitali potenzialmente migliori, oltre ad un azzeramento della ricolonizzazione di quelle in cui l’ornitorinco è già presente.

Ecco spiegato il calo demografico di questa simpatica creatura.

La soluzione, facilmente intuibile, viene indicata del team di ricercatori: bisognerebbe ripianificare la gestione delle risorse idriche tenendo in considerazione la presenza dell’ornitorinco.

In casi come questi, è sempre noto il da farsi, ma molto spesso la decisione più corretta non viene considerata e i problemi vengono messi da parte e dimenticati. Possiamo solo sperare che l’ornitorinco non vada incontro a questo destino e che, per una volta, la voce della natura venga ascoltata.

Immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Platypus_swimming.jpg

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