Un nuovo studio condotto nel Regno Unito ha dimostrato che i ratti neri invasivi presenti sulle isole tropicali stanno influenzando il comportamento territoriale dei pesci delle barriere coralline
Stai passeggiando per le vie della tua città durante una splendida domenica. Il cielo è sereno, stai ascoltando l’ultimo album del tuo cantante preferito quando in lontananza avvisti un movimento sospetto. Esattamente come accade nei film horror, ti avvicini (invece di allontanarti) per capire cosa sia quella piccola macchia nera che pian piano si fa sempre pi nitida ai tuoi occhi. Ti basta un secondo per pentirti di questa decisione perché ti rendi conto che davanti a te c’è un ratto nero.
Forse era meglio farsi i fatti propri, non credi?
Il ratto nero (Rattus rattus) è una delle specie più diffuse nel mondo, non a caso è conosciuto anche con il nome di ratto comune. Probabilmente originaria dell’Asia, questa specie si diffuse in Europa attraverso le navi di ritorno dalla Terra Santa durante le crociate. Da qui, al seguito dei viaggi per mare di mercanti e coloni europei, si diffuse man mano in tutto il mondo diventando estremamente invasiva.
Uno studio, condotto da scienziati della Lancaster University nel Regno Unito e che coinvolge ricercatori della Lakehead University, in Canada, mostra come questi animali siano in grado di modificare il comportamento di una specie in particolare: la Damigella gioiello (Microspathodon chrysurus).
La domanda cruciale è: com’è possibile che un ratto possa influenzare il comportamento dei pesci?
Sono state messe a confronto cinque isole infestate da ratti e cinque prive in un remoto arcipelago di isole nell’Oceano Indiano. È stato osservato che il ratto nero, interrompe un importante ciclo di nutrienti che influenza il comportamento della damigella. Praticamente, gli uccelli marini che volano in mare aperto e covano le uova sulla terra ferma, depositano un’importante quantità di escrementi che fungono da fertilizzante per la barriera corallina circostante.
Nelle isole in cui è presente il ratto nero questo ciclo viene interrotto poiché questa specie si ciba dei piccoli uccelli marini residenti e delle loro uova. Un numero minore di uccelli causa un calo dei nutrienti, e quindi di azoto, nel mare. In mancanza di azoto, le alghe delle quali si nutrono i pesci vanno incontro ad un deficit nutritivo, che, ovviamente, ricade poi sulle damigelle modificandone il comportamento.
Questi pesci sono soliti difendere aggressivamente il loro spazio all’interno della barriera, pari a circa mezzo metro quadrato, per proteggere la loro fonte di cibo. Questo comportamento, però, non è stato riscontrato negli esemplari presenti intorno alle isole infestate dai ratti che, infatti, risultavano essere meno aggressivi e soprattutto difendevano territori molto più estesi. “Riteniamo che la presenza di ratti stia riducendo il beneficio nutrizionale del tappeto erboso al punto che quasi non vale la pena lottare, ed è quello che stiamo osservando con questi cambiamenti comportamentali” afferma la dott.ssa Rachel Gunn, che ha condotto la ricerca come parte dei suoi studi di dottorato presso la Lancaster University. “Non sappiamo ancora quale sarà la conseguenza di questo cambiamento comportamentale, ma gli ecosistemi sviluppano un delicato equilibrio su lunghe scale temporali, quindi qualsiasi interruzione potrebbe avere conseguenze a catena per tutto l’ecosistema” aggiunge la dott.ssa Gunn. La diminuzione di tali nutrienti e il cambiamento comportamentale dei pesci potrebbero potenzialmente avere implicazioni più ampie per la diffusione di diverse specie di coralli, la distribuzione di altri pesci di barriera e, nel corso delle generazioni, per la resilienza delle damigelle a causa dei cambiamenti dei tratti ereditari.
È ancora presto per dire che seguito avrà l’attuale situazione, ma una cosa è certa: tutto è collegato. È sempre bene ricordarsi che ogni singolo essere vivente, ma anche tutto ciò che fa parte della materia inanimata, è soggetto a un eccezionale equilibrio, che, per quanto possa esser perfetto, ha un’imperfezione: la fragilità.
Immagine in evidenza: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f7/Microspathodon_chrysurus2.jpg