L’intelligenza artificiale sembra essere la chiave di svolta per riuscire a comunicare con gli animali
Molti di voi conosceranno la favola di “Biancaneve e i sette nani” dove la protagonista, una principessa quattordicenne dai capelli corvini, ha un dono magico: sa parlare con gli animali. Sembra essere in grado, infatti, di comprenderne gli stati d’animo e di capirne i pensieri. Pazzesco, non credete?
E se vi dicessi che potrebbe essere possibile anche per noi?
Siamo abituati a comunicare con gli animali attraverso segni o brevi parole ma, poiché non esiste un vero linguaggio comunicativo, spesso ci risulta difficile capire cosa intendono comunicarci. Inoltre, bisogna considerare che ogni specie utilizza differenti metodi per comunicare: i delfini, ad esempio, emettono grugniti e sibili per attirare o allontanare i loro conspecifici; mentre i pipistrelli necessitano di comunicare per discutere di cibo.
Si tratta di un’infinità di suoni diversi tra loro, motivo per il quale risulta impossibile riuscire a ad avere una conversazione usando il linguaggio umano.
Un gruppo di ricercatori sta cercando di ovviare a questo problema tramite l’utilizzo di sensori e algoritmi in grado di convertire i suoni degli animali in parole comprensibili per l’uomo spostando il focus da antropocentrico a biocentrico. Tali strumenti sarebbero in grado di comprendere e classificare la maggior parte dei suoni emessi dagli animali presenti su registratori digitali per poi associarli a un0interazione sociale osservata su video.
Attualmente è stato condotto un esperimento sui pipistrelli della frutta egiziani (Rousettus aegyptiacus): dozzine di esemplari sono stati studiati dai ricercatori per quasi tre mesi durante i quali hanno registrato ogni loro vocalizzazione sia audio che video e successivamente, hanno adattato un’IA di riconoscimento vocale per decodificare i suoni (IA vocale offre alle persone la possibilità di conversare con dispositivi, macchine e computer). I risultati sono stati sorprendenti: si è scoperto che tale specie comunica usando nomi individuali e che le madri per comunicare con i loro piccoli abbassano il tono della voce. Questo comportamento innesca una risposta nei pipistrelli che imparano a “pronunciare” segnali e “parole” man mano che crescono.
In un secondo studio è stata analizzata la comunicazione delle api che è di tipo posizionale e vibrazionale, ovvero in questo linguaggio sono i movimenti del corpo ad avere importanza. Attraverso un algoritmo, il team di ricercatori ha scoperto che le api si muovono per comunicare segnali specifici: il silenzio, ad esempio, è un segno di pericolo.
Questi sono solo i primi passi compiuti in questo settore, anche perché attualmente sono pochi i ricercatori coinvolti in questo progetto, ma è probabile che nei prossimi anni sarà possibile parlare con gli animali grazie ad un sensore in grado di tradurre i suoni emessi da essi.
Come cambierà in nostro rapporto con le altre specie? Questa è sicuramente una bella domanda, tuttavia la cosa esilarante è che probabilmente ci ritroveremo a litigare con i nostri animali domestici e vivremo in un futuro in cui magari il nostro gatto ci rimprovererà perché non gli abbiamo ancora lasciato le crocchette o saremo assillati dal nostro cane che vuole fare la passeggiata.
Immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Canis_lupus_howling_on_glacial_erratic.jpg