Emissioni di carbonio fuori controllo? Gli alci ne sanno qualcosa

Gli alci si nutrono di possibili riserve di carbonio facendo aumentare notevolmente la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera

Alces è un genere di mammiferi ruminanti della famiglia Cervidae, i cui rappresentanti sono comunemente indicati come alci. Sono i più grandi mammiferi all’interno della famiglia dei cervidi e si contraddistinguono per gli imponenti palchi, esclusivi dei maschi, utilizzati durante i combattimenti per la contesa del territorio e delle femmine.

Sono animali dal comportamento mite, ma inconsapevolmente creano un danno non indifferente: emettono grandi quantità di carbonio che causano alterazioni sull’ecosistema forestale impattando ad esempio la composizione delle specie e la disponibilità di nutrienti.

La domanda sorge spontanea: in che modo riesce a causare tutto questo disagio?

Mangiando. Ebbene si; un animale adulto ingerisce fino a 50 kg di biomassa vegetale al giorno durante l’estate, quantitativo pari al 10% di ciò che raccoglie l’industria forestale norvegese.

Il problema sta nel fatto che gli alci sono ghiotti di giovani alberi decidui come la betulla, il sorbo e il salice. Gli alberi, quindi, non hanno la possibilità di crescere e di assorbire grandi quantità di anidride carbonica che, di conseguenza, resta nell’atmosfera.

Attualmente si stanno compiendo degli studi attraverso modelli computerizzati per cercare di prevedere scenari climatici futuri sulla base delle emissioni attuali e previste di anidride carbonica di altri gas serra. Tuttavia, la modellizzazione del clima è imperfetta: è nota la presenza di fattori che dovrebbero essere inseriti nei modelli climatici, ma, per mancanza di dati, non sono presenti. Gli effetti dei grandi animali sono uno di questi fattori.

Un nuovo studio condotto nel 2008 ha permesso ai ricercatori di scoprire l’importanza degli alci sul clima. “Abbiamo alcuni numeri che possiamo mettere in relazione con il bilancio regionale del carbonio e che mostrano effettivamente l’importanza di grandi animali come l’alce“, afferma Cherubini, direttore del programma di ecologia industriale (IndEcol) di NTNU e co-autore del documento.

È stato condotto un esperimento per capire quale fosse l’effetto dell’alce sull’ecosistema forestale utilizzando 47 coppie di terreni, una recintata per impedire l’accesso di tali animali e una no, in aree precedentemente disboscate. È stato scoperto che gli alci fanno grandissimi favori all’industria forestale norvegese che predilige le conifere. Quindi mangiando specie diverse, riducono la concorrenza e permettono la crescita di pini e abeti rossi.

Una volta esaminata tale evidenza, i ricercatori si sono concentrati sulle emissioni di carbonio calcolando la differenza nel contenuto di carbonio tra le aree alle quali gli alci avevano accesso e quelle in cui il loro ingresso era vietato. In questo modo sono state rese lampanti le emissioni di carbonio aggiuntive causate dall’alce.

La cosa buona è che in Norvegia gli alci sono sotto controllo dell’uomo. Vengono regolate non solo il numero di esemplari, ma anche la proporzione di femmine, maschi e piccoli. Questo significa che dovrebbe essere possibile trovare il giusto equilibrio tra il numero di esemplari ed il modo in cui vengono gestite le terre boschive, cosa che porterebbe ad una limitazione delle emissioni di carbonio.

Chi lo avrebbe mai detto che gli alci sono delle vere e proprie fonti di inquinamento. Fa ridere, ma fa anche riflettere.

Immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Alces_alces_Cape_Breton_Highlands_National_Park.jpg

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