Le nanoplastiche rappresentano un pericolo grave per lo sviluppo degli embrioni di pollo

Un nuovo studio realizzato sugli embrioni di pollo dimostra che quantità sufficienti di nanoplastiche ostacolino le prime fasi di sviluppo degli embrioni di pollo

Abbiamo parlato diverse volte della plastica e dei problemi ad essa connessi. È noto che questo materiale abbia causato uno dei più grandi problemi legati all’inquinamento mai visti prima, anche perché, quando venne scoperto, fu considerato come “il materiale del secolo” ignorando del tutto gli effetti collaterali da esso causati.

Associate alla plastica propriamente detta, si posizionano le microplastiche e le nanoplastiche. Si tratta di frammenti di plastica derivanti da porzioni più grandi di essa che hanno un effetto deleterio sull’ambiente anche perché si inseriscono nelle catene trofiche e alimentari degli organismi viventi.

Ciò che differenzia le microplastiche dalle nanoplastiche è la dimensione: le prime sono particelle di plastica grandi massimo 5mm, mentre per nanoplastiche si intendono tutti quei frammenti di plastica di dimensioni comprese tra 0,001 e 0,1 µm.

Un nuovo studio condotto dall’Università di Leiden nei Paesi Bassi ha analizzato in che modo campioni iniettati di nanoplastiche luminose fossero in grado di attraversare la parete intestinale embrionale e diffondersi in più organi degli embrioni di pollo.  Esperimenti del genere erano già stati condotti su organismi acquatici come il pesce zebra (Danio rerio). Da tali studi era emerso che le nanoplastiche sembravano agire sulle cellule staminali (cellule della cresta neurale) impedendo loro di migrare nelle zone interessate alla formazione di tessuti e organi.

Gli esperimenti condotti sugli embrioni di pollo hanno generato malformazioni degli embrioni stessi: pulcini con uno o due occhi anormalmente piccolo, deformità facciali, battito cardiaco debole muscoli cardiaci ridotti. Si sono verificati anche danni al tubo neurale (abbozzo embrionale del sistema nervoso centrale). Tutto ciò, secondo i ricercatori, si ricollega alle cellule della cresta neurale: “Queste cellule sono appiccicose, quindi le nanoparticelle possono aderire ad esse e quindi distruggere gli organi che dipendono da queste cellule per il loro sviluppo”, afferma Michael Richardson, biologo dello sviluppo dell’Università di Leida.

Frammenti microscopici di polimeri plastici sono presenti negli oceani, nell’aria e, poiché è stato dimostrato che possono depositarsi nei polmoni, circolare nel sangue e penetrare nella placenta, una scoperta di questo tipo è fondamentale anche per l’uomo. Bisogna tenere in considerazione il fatto che le concentrazioni di neoplastiche utilizzate erano di gran lunga superiori ai livelli a cui gli esseri umani potrebbero essere esposti e soprattutto sono state iniettata artificialmente. Tuttavia i ricercatori tendono a mantenere alto lo stato di allerta affermando che le nanoplastiche sembrano attaccarsi alle cellule della cresta neurale anche in casi di esposizioni a basso livello.

Si è ancora all’inizio di ricerche come queste, ma c’è da dire che i primi dati ricavati sono a dir poco preoccupanti. Il problema alla base risiede nel fatto che le quantità di plastica prodotte sono esponenziali; basti pensare che nel 2018 sono stati prodotti quasi 360 milioni di tonnellate di plastica, un numero destinato a raddoppiare entro il 2025.

Immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Microplastic.jpg

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...